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Cristina Kristal Rizzo

Prélude




di Cristina Kristal Rizzo
Creato in collaborazione e danzato da Annamaria Ajmone, Linda Blomqvist, Vera Borghini, Tiana Hemlock-Yensen, Leonardo Maietto, Alice Raffaelli, Charlie Laban Trier
Elaborazione Sonora Simone Bertuzzi aka Palm Wine
Disegno luci Giulia Pastore
Costumi CanediCoda
Produzione CAB008
con il sostegno di Regione Toscana e MiBACT



C'è un’affezione associata a ogni funzione del corpo e l’affezione è semplicemente il movimento di un corpo nella sua potenzialità, la sua capacità di essere o meglio ancora di fare, transitando da un'azione all'altra.
Lasciarsi catturare, rapire da un evento, potrebbe essere un tipo di libertà in grado di cambiarci, farci espandere, fondando altre appartenenze all'esistenza. La performance individuale, spettacolare nelle sue banali apparenze, potrebbe così partecipare a un'organizzazione rituale dei fenomeni energetici.  Sono precisamente questa dimensione collettiva del rito nel gioco degli specchi e questa amplificazione dell’immagine del sé verso l’altro ad articolare il pensiero coreografico di questo nuovo progetto.
Il lavoro si configura su l’idea di un ENSEMBLE, costituito da un’ intensa vicinanza di corpi danzanti che rivelano singolarmente e simultaneamente una condotta di transizione, una continua riconfigurazione dello spazio di prossimità.
Una sequenza di semplici movimenti ‘ empty moves ‘ orchestrati perfettamente, è il tono ritmico in cui il gruppo posiziona se stesso nello spazio e nel tempo scegliendo di assecondare alcune figure geometriche, come la linea e la diagonale, immagini simbolo dell'architettura coreografica, così da rigenerare la sincronia tra il design corporeo e l'apparizione di un plus spaziale emozionale e narrativo.
La musica, ancora una volta affidata alle ricerche sonore del Visual Artist Simone Bertuzzi aka Palm Wine, si configura attorno a un’idea di total sound system dreamscape - dub music, synth, tromboni, suoni sintetici - e si attiva anche sulla scena, in un continuum sonoro spazio temporale progettato e creato in studio appositamente per la coreografia, come metabolismo concreto tra gli oggetti del fuori e le intensità del dentro.
Sono particolarmente attratta da una rinnovata intenzione esistenziale che connette la produzione di un corpo, l’auto-design continuo della propria immagine, a un’estetica del virtuale e dunque - mai come prima - a quello spazio dialogico tra il dentro e il fuori. Mi è sempre più evidente che lo straniero non è più étranger, ma attraversa la nuova geografia del mondo in groppa al proprio cammello.
La torsione di pensiero che intendo indagare si articola intorno a nuove teorie filosofiche come la Queer Ecology e l’ OOO ( object oriented ontology ) che cercano di amplificare la possibilità di un rinnovato rapporto umano con gli oggetti e la natura, affrontando la questione ecologica  come qualità affettiva che intratteniamo con il mondo. Dalle vecchie teorie che hanno amplificato la differenza tra maschile e femminile, a una più fluida umanità, una rinnovata sensualità tra il carisma e la casualità, alla quale tutto l’universo partecipa.
Prelude è una parola presa in prestito dalla terminologia musicale che descrive una breve composizione, una partitura a sé stante, eseguita solitamente prima dell’Opera principale ed elaborata naturalmente su elementi improvvisativi. Un preludio è l’apertura a qualcosa che ancora deve prendere forma. Dalla mia prospettiva di dance maker, amplifica la possibilità di lavorare su una struttura aperta, senza un vero inizio e senza una vera fine, su una danza impersonale che conceda spazio all’invenzione di materiali e di motivi.
Prelude potrebbe essere semplicemente un modo per giocare con le parole nel tentativo di amplificare lo sguardo ed il pensiero sulla politica di un corpo che perviene a nudo su una scena, specchio nel quale riflettersi ma anche luogo di comunione, un corpo che scopre uno spazio per un’intimità infinitamente più ampia. Un Ensemble di corpi dunque come avamposto verso il futuro, che chiede allo spettatore di condividere il piacere straniante della pluralità, il piacere del multiplo, un eccesso di Narciso che ha delle radici profonde nella storia della danza, dai balletti bianchi del Lago dei Cigni, alle Rockets del Musical Americano alle più contemporanee Vogueing Battles. 

Cristina Kristal Rizzo
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