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Cristina Kristal Rizzo

MONUMENTUM
the second sleep
seconda parte/il quartetto




Concept, coreografia, costumi Cristina Kristal Rizzo Danza Annamaria Ajmone, Marta Bellu, Jari Boldrini, Sara Sguotti, Violetta Cottini ( cast variabile ) Elaborazione sonora live Cristina Kristal Rizzo Riferimento cinematografico Memoria di Apichatpong Weerasethakul (2021) Disegno luci Gianni Staropoli Collaborazione teorica Laura Pante Produzione Fuori Margine Centro di Produzione di danza e Arti Performative della Sardegna con il sostegno di Tir Danza Progetto vincitore del bando Abitante sostenuto dal Centro Na-zionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e dalla Fondazione CR Firenze Residenze creative SpazioK, PARC, Progetto vincitore del Bando AIR Lavanderia a Vapore





Monumentum sta come: memoria, documento, segno di riconosci-mento, qualcosa che viene dal passato. Qualcosa che si sofferma e che fermando la progressione continua del flusso produttivo, si spo-sta nella profondità della memoria, in una sorta di anacronismo tem-porale, moltiplicando gli sguardi lungo il filo della coreografia.

Monumentum the second sleep / seconda parte, il quartetto ha un andamento temporale racchiuso nella danza pura di un ensemble, espressione di un andamento plurale delle relazioni.

Se le zone d’estasi del reale sono anche zone di produzione di sen-so, quest’ultimo si manifesta in Monumentum senza erompere ma in una specie di abbandono nella danza, una specie di sonno perpetuo o di secondo sonno, uno stato alterato di coscienza in cui i corpi si la-sciano penetrare e trasformare pur mantenendo la capacità di di-scernere e asserire.

Nella prima parte i danzatori giocano a travestirsi con immaginari col-lettivi, a sprofondarci dentro per restare sulla superficie delle immagi-ni: appaiono e scompaiono frammenti di qualcosa che già abbiamo visto o abbiamo ascoltato. Una memoria collettiva fatta di gesto, mu-sica, outfit. Nella seconda parte il corpo emerge sempre più morbido, letteralmente si fa carnale, sensoriale, emotivo, una morbidezza che conduce a una certa nudità, la nudità della presenza dove i corpi so-no capaci di toccarsi o di elevarsi vicendevolmente e di rifondare il tempo e lo spazio.

Avvolta da visioni cromatiche in chiaro scuro e attraversata da dialo-ghi onirici, la piece si accorda con il ritmo cardiaco dello sguardo e ci fa sentire che esistono altri livelli di comunicazione o di linguaggio, la possibilità di vivere oltre il recinto dell’utile.

I corpi si sentono e sentendosi si sentono sentire e si sentono sentiti e anche gli animali partecipano a questo gioco ultra/aptico desideran-te. E dunque il corpo è un magnete. Attrae o respinge forze. Oppure il corpo è liquido, sostanza tra le sostanze. Il tempo di una vita, dura quanto ha bisogno di durare, 8 secondi o 80 anni. Ci sono animali che non hanno un apparato percettivo che dia loro la possibilità di vedersi mutualmente, questo vuol dire che hanno pertanto solo delle forme che sono destinate ad apparire, c’è già nel mondo qualcosa che guarda prima che ci sia un modo per guardare. Parole suoni ritmo linguaggio, un monogramma chsappiagià di per sé essere una dan-za, una danza della regola nella diversità. Sincronizzare la tensione, il lancio, il gesto, la cadenza, la forza d’entrata dell’immagine in veloci-tà, fare alzare la forma con il movimento proprio dell’immaginazione. Ritmo, è tutta una questione di ritmo. All body One body Forever body All body One body Forever body All body One body Forever body All body One body Forever body. L’individuo è un’infinita comu-nità plurale.
CKR







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